giovedì 8 novembre 2018
Al Babel tornano a suonare le note dei Verdiramarro
Pubblicato da Massimo alle 11/08/2018 08:17:00 PM 0 commenti
sabato 15 settembre 2018
mercoledì 17 novembre 2010
Partita dai due volti
"Era meglio se te ne andavi e non tornavi" tuona Esposito e Ascioti invoca il diritto di replica.
Parole distensive di Cesarone che dichiara «sono tentato di ribattere all'Uefa e a Platini quando si disse contrario alla tessera del tifoso: se in Europa fosse in vigore il sistema italiano, Daspo più tessera carta per due, non sarebbe successo nulla, tutti a cena e mangi per 2 e paghi per uno”.
La partita. Si è rivelata una partita doppia, con due metodi di gioco a tattica contabile consistente nel registrare le manovre offensive simultaneamente in due serie di conti (principio della duplice rilevazione simultanea), allo scopo di determinare il modulo di un dato periodo di gioco e di controllare i movimenti di fascia della gestione del pallone. Il metodo di gioco fu descritto per la prima volta dal terzino matematico Forosetto, nel suo libro Summa de arithmetica, geometrica, proportioni et proportionalita, dove la somma delle realizzazioni avversarie non sono mai uguali o maggiori a quella della propria squadra. La tattica viene osservata sotto due aspetti, come sottolinea Di Giacomo: l'aspetto numerario detto anche “Maturano” e l'aspetto economico proprio del Di Giovanni. L’impostazione del gioco, ad esempio, comporta per la squadra il contemporaneo sorgere di un credito o di un incasso (Galanti) e di un ricavo (Natale) e pertanto la scrittura contabile eseguita con il metodo della tattica doppia deve registrare tali aspetti.
La prima ripartenza tenuta sicuramente in Partita Doppia , quella dei “Massari” del Comune di Genova del 1340, ha gli importi registrati coi numeri romani e pertanto è impossibile stabilire il risultato ed ha indotto le legioni ad assumere atteggiamenti tattici diversi : Inizialmente la legione Verderamarro adottava lo schieramento della acies triplex, ovvero la disposizione di tre uomini su tre linee distinte. Il problema tattico è tutt'ora irrisolto perché il regolamento prevede l'impiego di soli otto giocatori alla volta. Anche se la triplex era la più usata i Ramarro erano soliti anche adottare la acies duplex e la acies simplex; rispettivamente linea doppia, e linea singola che avevano la funzione principale di capovolgere il fronte d'attacco o per comparare quello avversario o per sembrare più numerosi e intimorirlo. La cavalleria si assicurava che le fasce rimanessero difese e grazie al rapido movimento degli esterni che tentavano di aggirare gli avversari, mentre la prima linea li impegnava, per colpire alle spalle. Le squadre erano schierate in base ad armamento e quindi in base censitaria e di esperienza: avanti a tutti erano i Valiates, provocatori con fionde o giavellotti, che dovevano scagliare dardi addosso agli attaccanti e darsela a gambe. A quel punto subentravano i Carnicellensi, fino ai Tebaldi, ultimi della formazione, i veri veterani. La cavalleria non giocherà mai un ruolo fondamentale nelle partite romane, innanzitutto perché cavalcare un cavallo e saltare in dribbling in sella era difficile dato che le staffe non erano state ancora inventate. D'altro canto i Verdi Ramarrancio erano famosi per la tattica a testuggine: un modo "creativo" per difendersi dagli assalti avversari. I giocatori si avvicinavano tra loro: a mo' di tegole si sovrapponevano i parastinchi tenendoli alzati e usando come appoggio quelli degli esterni bassi che creavano un perimetro perpendicolare. Un carro armato vivente, che avanzava sotto i colpi delle pettorine verdi, rimanendo illeso. Ovviamente la testuggine era una formazione lenta e pericolosamente prevedibile. Per questo veniva usata in caso di assedio, per l'avvicinamento al centrocampo oppure per far sprecare energie agli avversari prima della fine della partita. Quando si creava una testuggine, bisognava essere diretti e sapere ogni minimo movimento. Si dice che per testare la resistenza di una testuggine, durante gli allenamenti, vi si lanciasse sopra una macchina, meglio se un SUV. Mentre il match entra nel vivo, la cavalleria in posizione arretrata avanza sulle fasce, coperta dai due bracci della mezzaluna che, allungatosi, impediscono alle pettorine arancio di imbastire qualsiasi trama offensiva. Una volta che l'attacco è penetrato abbastanza all'interno scatta l'ultima azione: la cavalleria ramarro circonda gli orange, e li carica da dietro. Ora non vi è più via fuga ed i Verdi Ramarrancio, impegnati su tutti e quattro i lati del campo di gioco, incorrono nell'ennesima sconfitta.
Pubblicato da Massimo alle 11/17/2010 01:58:00 PM 0 commenti
sabato 2 ottobre 2010
Ci dissociamo!
COMUNICATO STAMPA
Il Calciotto de Noantri si dissocia dai comportamenti dei suoi tesserati Borelli Roberto, Dei Andrea, Leotta Roberto, Marafioti Roberto, Membrino Roberto e Roberto Roberto: altresì infligge loro una penale di euri 20,05 iva inclusa.
La misura è stata comunicata agli interessati dall'Amministratore stesso del Calciotto de Noantri a mezzo raccomandata, in quanto l'amministratore stesso è al momento ristretto nella casa circondariale di Sant'Anselmo in Flumini per le accuse di peculato, falso in bilancio, concussione, corruzione aggravata, circonvenzione di se stesso, peculato bis, mendacio, truffa semplice e aggravata, rapina a mano armata, offese a pubblico ufficiale, resistenza a pubblico ufficiale, rissa con pubblico ufficiale, vittoria ai punti con pubblico ufficiale.
Dichiara l'Amministratore: "La condotta dei tesserati è stata assolutamente immorale! Non è più possibile continuare a calcare i campi verdi e gloriosi del Babel finché costoro non adotteranno un contegno più riguardoso dei colleghi e della morale pubblica"
Il fatto: durante l'ultima partita, dominata dai Ramarri Verdi benché in inferiorità numerica, Borelli, Leotta e Membrino (in contumacia) nella colpevole acquiescenza di Marafioti e Dei, si trastullavano e disturbavano l'andamento della partita raccontando barzellette offensive verso i colleghi e bestemmiando in aramaico stretto. Benché richiamati più volte all'ordine essi insistevano nel loro comportamento irriguardoso fino al fischio di chiusura.
Il Vaticano, tramite il cardinal Bertone ha stigmatizzato l'episodio non tanto per la sconcezza delle barzellette e per la volgarità delle bestemmie di cui ha ampiamente riso, quanto per le interruzioni costanti del match che veniva alterato nel risultato ripercuotendosi quindi sulla regolarità delle scommesse clandestine su cui lo Ior aveva puntato forte.
Bertone, disgustato, in un'intervista a Libero (il quotidiano che fa parte della stessa cordata di proprietà dell'amministratore insieme alle altre testate "Il Terzino", "Il Centromediano", "Il Tornate", e "Il Brocco") ha usato parole apocalittiche richiamandosi all'etica del calciotto, poi ha addirittura paventato la scomunica dei cinque tesserati e, solo per carità cristiana, ha inflitto loro una semplice penitenza di 40 ave marie e di 60 pater noster, oltre che al risarcimento della giocata del picchetto andata in malora che ammonterebbe a 540.000,00 euro cadauno secondo le stime del cassiere Vaticano.
Voci di corridoio prevedono a breve un autorevole intervento del Presidente Napolitano che richiamerà tutti alla moderazione dei termini, ad un comportamento più virtuoso, alla morigeratezza dei costumi: insomma, si continui pure a fare ciascuno il cazzo che gli pare.
Ambienti vicini al governo parlano invece di un decreto legge urgentissimo che impedirà di intercettare tutte le barzellette ad eccezione di quelle su Pierino e di quelle sui Carabinieri. Questa apertura, pretesa con vigore dai Finiani, ha fatto si che la legislatura fosse salva. Con buona pace di Bersani che temeva di doversi rimboccare le maniche e iniziare a dire ed a fare qualcosa di sinistra.
L'incidente, su Le Monde, è stato visto in realtà come un tentativo del governo di impedire il corso della giustizia, poiché la magistratura, alle prese con tutta la sequela dei reati commessi dagli attori, si sarebbe inchiodata fino al 2037 consentendo così l'elezione di Mr.B. a presidente della Repubblica, quindi a Imperatore, indi a Papa.
Il New York Times invece riserva all'accaduto solo un piccolo articolo di fondo in ventiquattresima pagina dal titolo "Fatta l'Italia, bisogna disfare gli Italiani" in cui ricorda che i 150 anni di vita dello stato italiano siano serviti solo ad accumulare uno dei deficit pubblici più alti al mondo e a far diventare Tremonti e Brunetta ministri della Repubblica.
Detto questo... la sapete l'ultima??? No???? ALLORAAAAA!!!! SE STATE ZITTI VE LA RACCONTO IO, PORCO QUA' PORCO LA'....... !!!!
Pubblicato da graziano alle 10/02/2010 12:41:00 PM 1 commenti
giovedì 2 settembre 2010
Ancora un miracolo, si ricomincia: martedi 7 settembre alle 21:00 - Eschilo 1
Ed eccoci quaaaaaa ... pronti di nuovo.
L'estate è stata rovente e la politica ha tracciato la via a quello che sarà il prossimo campionato: frammentare, dividere e spezzare tutto ciò che si può.
Il Calciotto de Noantri non si è tirato indietro ed ha sottoposto un sondaggio ai giocatori: volete giocare il martedi invece del lunedi?
Unanimi le risposte che ci hanno portato a definire il seguente calendario:
il lunedi alle 19:22 giocheranno: Cesarone, Valia, Membrino, Galanti ed Ascone all'Eschilo 1;
il martedi alle 22:45 giocheranno: Natale, Cinti, Carnicelli al Babel;
il mercoledi alle 8:20 il primo tempo: Dei, Di Giacomo, Ciancarini, Ascioti e Valerio da Antonio;
il giovedi il secondo tempo dalla mattina alla sera con: Di Mario, Borelli, Luke Foro, Esposito, Iglif;
il venerdi alle 23:59: Leotta, Marafioti e gli altri, ma a volano.
Altre grandi novità: da quest'anno Il Calciotto de Noantri si autofinanzierà per costruirsi il proprio stadio. Con la prima partita i calciatori sottoscriveranno un mutuo da 1.300 euro a testa a settimana che verrà pagato in una sola e comoda rata anticipata.
Sempre per autofinanziarsi Il Calciotto de Noantri chiederà l'applicazione di una leggera sovrattassa di 2 euro ciascuno per giocare quante più colonne possibili al Superenalotto. I numeri cambieranno rigorosamente ad ogni estrazione per non dar modo ai giocatori stessi di ricordare la combinazione e per non interferire nella concentrazione pre e post partita.
Che il gioco abbia inizio!
Pubblicato da Massimo alle 9/02/2010 08:27:00 PM 0 commenti
martedì 23 marzo 2010
La vittoria dell'amore sull'odio
In nove miliardi (nessuno per la questura) sono accorsi all'Arena Eschilo 1 per il rientro del giocatore più rappresentativo della storia dei Verdi Ramarro'ssi appena ceduto all'Orangina. "E' stata la vittoria dell'amore sull'odio" ha dichiarato Cinti a caldo ai microfoni del Disinformatore. Ed è stata davvero una prova superlativa dove ha raccolto appalusi a scena aperta anche dagli avversari: una doppietta di pregevole fattura ed assist e giocate di prima perfettamente coadiuvato da uno straripante Asciotino e dall'onnipresente Forosetto. Il Presidente del Consiglio, che rivendica i meriti di queso ennesimo miracolo italiano, ha dichiarato: "L'avevo sempre detto che poteva avere ancora dei figli!" ricordando che da solo ha ribaltato una sentenza in giudicato della cassazione quando tutti i dirigenti Ramarro chiedevano di staccare la spina per mettere fine ad una terribile agonia. "... C'è una patologia nel nostro calcio ed è la peggiore ..." continua il milgior Premier degli ultimi 150 di storia italiana "... certa magistratura applica la tattica del fuorigioco in modo millimetrico e fa vincere tutte le partite ... per 3 mesi hanno tenuto Cinti in coma privi di ogni buon senso ... stasera sono ospite ed anch'io ho pagato la mia quota per il campo ..." per essere abbattuto dall'unica cannonata andata a bersaglio dal bomber Galanti.
Ma veniamo alla cronaca: l'Orangina schiera Natale tra i pali, Di Mario, Forosetto Ascioti Senior in difesa, Cinti con compiti di centromediano metodista (secondo un rituale anglicano) e di supporto a Ciancarini e Asciotino. La risposta degli infratinati è confusa sin dalle prime fasi: mangiano panini a ripetizione, non presentano la lista, si schierano in 8 alla fermata dello 04 barrato in via Euripide, obliterano tutti, ma hanno solo 7 biglietti, riscrivono in fretta il loro decreto interpretativo, pieno di errori, la consulta lo boccia, Napolitano lo firma lo stesso. Inviperiti, Ascone, Borelli, Leotta, Marafioti Senior e Junior, Galanti ed Esposito, entrano in campo innalzando lo striscione con su scritto "Sono mesi che hanno aperto le ostilità contro di noi" ricordando come non sia stato permesso a Maturani di partecipare alla competizione.
Scrutinando le azioni i Ramarr'ossi passano subito in vantaggio, l'Orangina chiede l'intervento dei caschi blu e ristabilita la legalità l'asse Asciotino-Cinti-Forosetto, con le incursioni sulle fasce di Di Mario e Ascioti Senior ed il blocca decreti Ciancarini, demoliscono i sempre più sfiduciati Ramarri.
Galanti ingaggia una personalissima battaglia tra il suo berretto ed i suoi piedi risultando entrambi perdenti. Sfanculato dai scuoi compagni di squadra intercetta alcune conversazioni telefoniche tra Ascone e Leotta dove quest'ultimo dichiara che per lui, nella pineta di Castel Fusano, non è possibile che le tariffe superino i 1.000 euro. Mentre lo scandalo dilaga gli Oranges macinano gioco e reti vanificando qualsiasi rimonta di quella che è stata la squadra più forte degli ultimi 7 anni.
Pubblicato da Massimo alle 3/23/2010 08:07:00 AM 0 commenti
domenica 15 novembre 2009
mercoledì 28 ottobre 2009
Si gioca a calcio
Centro Sportivo Longarina
Via di Castel Fusano 79
Pubblicato da Massimo alle 10/28/2009 05:52:00 PM 0 commenti
Riscattato Ivan Luis Antonio Zamorano Dos Panci Y Zamora
Pubblicato da Massimo alle 10/28/2009 02:52:00 PM 0 commenti
venerdì 16 ottobre 2009
Ninja Warrior Game
Solita partita alle 21:00 al Centro Eschilo 1.
Pubblicato da Massimo alle 10/16/2009 05:59:00 PM 0 commenti
mercoledì 23 settembre 2009
Ritorno al Futuro
Pubblicato da Massimo alle 9/23/2009 03:14:00 PM 0 commenti
venerdì 18 settembre 2009
mercoledì 2 settembre 2009
venerdì 7 agosto 2009
venerdì 24 luglio 2009
giovedì 23 luglio 2009
Ostia: l'interrogatorio di Carnicelli
Pubblicato da Massimo alle 7/23/2009 05:25:00 PM 0 commenti
mercoledì 22 luglio 2009
Scomode Verità
Siamo entrati in possesso del testo delle intercettazioni che inchiodano Sandro Carnicelli alle sue pesanti responsabilità. Tuttavia, dalla video-citofonata di cui pubblichiamo il testo, appare collusa o quantomeno connivente l’intera squadra dei Black Holes
Maturani:Pronto?
Leotta: Pronto.
Maturani: Ciao sono Leotta!
Leotta: Eccomi! Ma sei pazzo…
Maturani: Tranquillo, il citofono non è sotto controllo…Allora, è Massimo Ascioti.
Leotta: Eh?
Maturani: E’ lui che azzopperà “il blogger”
Leotta: Non mi dire!
Maturani: Sì.
Leotta: E come si sa?
Maturani: E... da una serie di deduzioni, per il rispetto che si deve all'intelligenza.
Leotta: Ah, ma è fuori?
Maturani: Sì, è fuori [fuori dal carcere, in libertà].
Leotta: Ah, non lo sapevo neanche.
Maturani: Sì; questa cosa qui, da come so che la farà… una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto... e sarà fatta soltanto al “blogger”. Secondo me, come un altro manderebbe una lettera o farebbe una telefonata, o metterebbe una bomba…lui invece lo azzopperà…
Leotta: Alla Ascioti, sì sì.
Maturani: Un entrata criminale, a gamba tesa sulle ginocchia, cioè proprio il minimo...
Leotta: Sì, sì, cioè proprio come dire “mi faccio sentire, sono qui presente”.
Maturani: Sì, tipo: "è arrivata una raccomandata, caro blogger" E Lui gli spezza le gambe.
(risate)
Leotta: Pensa che Lui [Ascioti] non sa neanche calciare col destro…!
(risate)
Maturani: Su con la vita!
Maturani: La verità ai carabinieri gli ho detto: io trenta milioni glieli davo pure, ma Lui lo fa gratis, rosica troppo a perdere la partita. Quelli scandalizzatissimi. "Come trenta milioni?! Come?! Lei non glieli deve dare, noi l'arrestiamo!" Gli dico: "Ma nooo, su, per trenta milioni! Comunque lo ha fatto gratis!!" Poi mi hanno circondato la villa, perché avevano paura che Lui mi avrebbe cercato… a sera siamo usciti, io e Di Mario dalla macchina, paurosissimi (...)
Leotta: Ormai non sei uscito più.
Maturani: Poi casomai vediamo. Casomai mi faccio una legge per depenalizzarmi.
Leotta: Va be', sentiremo
Secondo Maturani dunque il 20 luglio 2009 al Babel Camp il noto boss Massimo Ascioti tentò di azzoppare per sempre Massimo Cinti, nelle intercettazioni chiamato “il blogger”. I ripetuti interventi assassini di Ascioti provocarono ingenti danni al Cinti che tuttavia venne rimesso in piedi dai medici per la partita successiva. Dopo aver ricevuto ulteriori minacce, Cinti si trasferì per qualche mese con la famiglia in Gallura. Maturani, nel mezzo di un'intercettazione video-citofonica, commentò con Leotta l'attentato definendolo scherzosamente un atto fatto «con affetto», proseguendo sullo stesso tono che «secondo me, come un altro manderebbe una lettera o farebbe una telefonata, lui gli spezzerebbe le gambe» e sottolineando che la natura del gesto è da ricercarsi nel fatto «che non sa calciare col destro».
Contrariamente a quanto Maturani pensava, invece, l'attentato non è attribuibile a Ascioti in quanto all'epoca del fatto era a Reggio Calabria, detenuto. Esso è ascrivibile altresì (come risulta dalle dichiarazioni di Galliano Antonino) alla mafia catanese nella persona di Sandro Carnicelli: una volta raccordatosi con il suo sodale Giovanni Di Mario di Catania, il capo dei Black Holes , aveva, come si suol dire, «preso in mano la situazione» relativa a Maturani e Leotta, che, come si è visto (per concorde dichiarazione di Ganci, Anzelmo e Valerio), sarebbe stata sfruttata non soltanto per fini prettamente estorsivi, ma anche per potere "agganciare" politicamente Sandro Valìa e per ricondurre Massimo Cinti alla ragione.
Un rapporto della Criminalpol del 13 aprile 2001 recita che «L'aver accertato attraverso la citata intercettazione video-citofonica il contatto tra Maturani, di cui è bene ricordare sempre la sua particolare pericolosità criminale, e Leotta ne consegue necessariamente che anche la Carnicelli spa e la Di Mario spa (società per le quali il Leotta produce patacche plastiche), operanti in Milano, sono società commerciali gestite anch'esse dalla mafia e di cui la mafia si serve per riciclare il denaro sporco, provento di illeciti» a danno del Cinti. Sull'attività di Ascioti nello stesso periodo in cui prestava servizio come stalliere di Maturani la Criminalpol, in un’intervista, descrisse ad un giornalista francese l’Ascioti come “una delle teste di ponte di cosa nostra nel nord Italia”. Tuttavia, è acclarato che il colpevole è Sandro Carnicelli.
Pubblicato da graziano alle 7/22/2009 03:04:00 PM 0 commenti
martedì 21 luglio 2009
Carnicelli condannato a scontare la pena secondo il codice 41 bis
Pubblicato da Massimo alle 7/21/2009 12:48:00 PM 0 commenti
mercoledì 15 luglio 2009
I Ramarro'ssi vincono al 90' dopo un interminabile assedio
Pubblicato da Massimo alle 7/15/2009 06:51:00 PM 0 commenti
lunedì 13 luglio 2009
14 luglio 2009 sciopero dei blog contro il DDL Alfano per il diritto alla Rete: "Rumoroso silenzio" in Internet e sit-in in piazza Navona (ore 19:00)
comunicato stampa
DIRITTO ALLA RETE
Pubblicato da Massimo alle 7/13/2009 07:35:00 PM 0 commenti
Etichette: blog, blogger, ddl alfano, internet, legge bavaglio, rete, sciopero
mercoledì 8 luglio 2009
Gioggi lancia un'OPA per acquistare i Verdi Ramarro'ssi e versa l'anticipo!
Pubblicato da Massimo alle 7/08/2009 08:41:00 AM 0 commenti
martedì 7 luglio 2009
I Verdi Ramarro'ssi trionfano alla prima all'Emirates Babel
Pubblicato da Massimo alle 7/07/2009 01:35:00 PM 0 commenti
giovedì 25 giugno 2009
Prossimo incontro: lunedi 6 luglio ore 21:00
Visualizzazione ingrandita della mappa
Pubblicato da Massimo alle 6/25/2009 11:18:00 PM 0 commenti
giovedì 18 giugno 2009
giovedì 11 giugno 2009
Una metropolitana chiamata Moebius
La metropolitana di Boston è un sistema estremamente complesso, soprattutto da quando è stato aperto il nuovo raccordo di Boylston, che connette tutte le linee tra loro, creando un sistema chiuso. Un giorno scompare un treno, carico di passeggeri. Malgrado le ricerche non si riesce a trovarne traccia, mentre aumentano le denunce di scomparsa per passeggeri e conducenti. Il topologo Roger Tupelo ha una sua teoria: dato che il sistema è chiuso, il treno non può esserne uscito, quindi deve trovarsi ancora all’interno della rete. Non è visibile perché si è imbattuto in un “nodo”, che lo ha fatto entrare in una sorta di nastro di Moebius. Lo strano evento sarebbe dovuto all’altissima complessità dei collegamenti offerti dalla linea metropolitana dopo l’ultimo raccordo. Purtroppo Tupelo non ha idea del come sia accaduto, né quali possibilità ci siano per rimediare. Potrebbe forse spiegarlo Turnbull, esimio topologo e suo professore, ma risulta scomparso anche lui, e proprio sul treno in questione.
Il direttore generale White, pur scettico, coinvolge Tupelo in una riunione d’emergenza che si svolge durante la notte su un treno del metrò completamente vuoto. Nessuno è disposto a credere alle spiegazioni di Tupelo, nonostante tutti gli elementi indichino che il treno si trova ancora all’interno della rete (consumo elettrico, semafori e scambi che si azionano, ecc…) e nonostante tutti sentano distintamente il treno passare “sopra” di loro, senza riuscire a vederlo. La vicenda viene insabbiata e anche Tupelo smette di interessarsene. Ma un giorno, viaggiando in metropolitana, si rende conto di essere proprio sul treno fantasma. I passeggeri ignorano completamente l’accaduto e non sanno di essere lì da ben 10 settimane. Tupelo ferma il treno, avverte la direzione e finalmente riporta il treno in una delle stazioni successive. Lì lo attende White, ma solo per dirgli che un altro treno è appena scomparso. Il professor Turnbull non è più sul primo treno. Pare sia sceso in una fermata intermedia, più o meno all’altezza del percorso del nuovo treno scomparso.
Il racconto è degli anni ’50. La narrazione è in terza persona e la focalizzazione è concentrata quasi esclusivamente sul protagonista principale. Il narratore non lascia trasparire che pochi segnali, per un’interpretazione degli eventi, al di fuori delle spiegazioni che fornisce il protagonista. Il finale, difatti, è chiaramente aperto, anzi, ritorna al punto di partenza in una sorta di struttura circolare, lasciando al lettore la libertà e la responsabilità di trarre le proprie conclusioni.
Leggendolo è evidente che si tratta di un racconto estremamente semplice dal punto di vista della narrazione. Non dimentichiamo che il suo autore è uno scienziato che possiamo immaginare “prestato” alla narrativa, per una sorta di “divertissement”. Basta notare la sostanziale assenza di problematicità nell’affrontare degli eventi assolutamente inquietanti, la creazione di un atmosfera di quasi divertita curiosità (di interesse scientifico, potremmo dire) nella quale si muovono i protagonisti, la mancanza di qualunque caratterizzazione psicologica dei personaggi o di approfondimento sulle loro motivazioni.
Si può supporre che l’intenzione principale dell’autore fosse quella di creare una vicenda narrativa accattivante partendo dalle suggestioni di un paradosso matematico affascinante come il “nastro di Moebius”. Ciononostante, per il significato simbolico del suo “apparato scientifico” di base, per le implicazioni e gli stimoli che può offrire e, forse, anche per la sua sostanziale semplicità (che lo rende un materiale molto più accessibile e malleabile), Una metropolitana chiamata Moebius ha fornito al regista Gustavo Mosquera -alla ricerca di un soggetto- una base che si è rivelata particolarmente fertile.
Moebius
Lo stesso regista racconta in un’intervista come è nata la sua idea e quali sono i motivi che lo hanno spinto verso il racconto di Deutsch.
Avevo letto un racconto di A.J. Deutsch che si chiama Una metropolitana chiamata Moebius e che mi aveva colpito. Aveva quattro elementi fondamentali: primo, che in una rete chiusa di sotterranei un treno non possa scappare, pertanto la sua scomparsa implica qualcosa di più. Secondo, il fatto che non si veda la città in superficie permette un’ambientazione atemporale. Terzo, il racconto presenta un’ambiguità tra fantascienza e fantasia e, non concludendo il racconto con un finale chiuso, permette un maggiore mistero. Quarto, le connotazioni sociali che comporta, in un paese come il nostro, l’idea di “sparizione” di un treno [6].
La base narrativa e molti degli episodi del racconto sono stati ripresi e riportati fedelmente nel film, anche se a volte in posizione e contesti diversi. Ciononostante, com’è facile immaginare anche sulla base delle affermazioni di Mosquera, il film è dotato di ben altra densità. Se in Deutsch mancava la connotazione problematica, le questioni drammatiche venivano sorvolate o appena accennate, in Moebius quelle stesse questioni si caricano di un peso molto forte e di un’atmosfera inquietante, anche grazie alle precise scelte registiche di Mosquera.
Il film è quasi interamente girato nei sotterranei e le riprese indulgono sugli aspetti più fatiscenti e minacciosi della metropolitana; le rare riprese al di fuori della metropolitana sono comunque in ambienti interni, o in esterni dai colori cupi e distorti (con un’unica eccezione, di cui si dirà più avanti); la fotografia e le luci sono chiaramente legate alle simbologie dei colori e alle sensazioni che trasmettono: colori freddi per i sotterranei della metropolitana, colori caldi e accesi per l’interno dei treni, viola e tonalità cupe per gli esterni di Buenos Aires, ecc… Infine, gli attori sono caratterizzati fisicamente da lineamenti molto duri e la loro recitazione è improntata ad un’espressività inquietante e indecifrabile, con una voluta mancanza di eccessi emotivi.
Tutti questi elementi tendono a creare un’atmosfera di disagio e di inquietudine, piuttosto che di pura “curiosità” per lo strano evento, come invece si percepiva dal racconto di Deutsch.
D’altra parte, come affermato dallo stesso Mosquera, in una storia come questa entrano in gioco delle caratteristiche peculiari della situazione culturale e politica dell’Argentina. Infatti, il concetto di scomparsa e la sola parola “desaparición”, assumono in Argentina un significato ed un peso molto forti. È impossibile, in un tale contesto, parlare di sparizione senza che si affacci alla mente l’ombra della dittatura e la tragedia dei desaparecidos. Pertanto, un treno che scompare senza spiegazione, e soprattutto senza che nessuno dei responsabili politici, civili o militari delle linee ferroviarie e del paese se ne faccia carico, è ovviamente un richiamo metaforico fortissimo per qualunque spettatore consapevole, pur non essendo esplicito.
La volontà di dare un’interpretazione simbolica forte al film si evidenzia ulteriormente dalle scelte fatte dal regista riguardo al finale: sfruttando la conclusione aperta offerta dal racconto di Deutsch, Mosquera accresce il ruolo attivo ed interpretativo dello spettatore con l’inserimento, proprio nel finale, di un incontro fondamentale per il protagonista a bordo del treno fantasma. Questa scelta, con le conseguenze che comporta, fornisce al film un maggiore significato esistenziale ed universale, andando oltre (e in un’altra direzione) alla tragedia puramente specifica della realtà argentina per denunciare una condizione psicologica ed esistenziale diffusa e caratteristica della nostra realtà contemporanea.
Vediamo quindi il contenuto del film e in cosa si distingue specificamente dal racconto.
Un treno della metropolitana di Buenos Aires -il numero 86- scompare misteriosamente all’interno della linea. Il Direttore è costretto a rivolgersi allo studio che ha progettato la nuova Circolare Esterna, che ha collegato tutte le linee in un sistema unico. Al posto del progettista si presenta un giovane topologo, Daniel Pratt, incaricato dallo studio. Nonostante l’ostilità iniziale, il direttore Blasi gli espone il problema e lo convoca per una riunione sotterranea con i dirigenti statali.
Pratt scopre che il progetto originale della linea è opera del suo vecchio professore Hugo Mistein, che però risulta scomparso. Introdottosi in casa del professore con l’aiuto della ragazzina Abril, si impadronisce del progetto per poterlo studiare ed elabora la teoria secondo la quale la complessità della rete ha generato un nastro di Moebius che ha risucchiato il treno al suo interno. Con Abril torna nella metropolitana per partecipare alla riunione notturna. Lì, durante la conversazione con tecnici, politici ed esponenti militari, trova nuovi riscontri alle sue intuizioni sul nastro di Moebius e sulla connettività infinita della linea. Nessuno è disposto a credergli, nonostante si oda chiaramente il rumore del passaggio del treno, e la sua presenza venga rilevata dai sensori in diversi punti della linea contemporaneamente. Dato che nemmeno Pratt è in grado di fornire una soluzione, il rappresentante delle forze armate pretende cinicamente la chiusura della circolare, anche a costo di perdere per sempre i passeggeri del treno.
Tornato in superficie, Daniel Pratt ha una nuova intuizione osservando Abril sulle montagne russe: forse può riuscire a calcolare la posizione dei nodi che permettono l’ingresso nel nastro e trovare così il treno. Torna in metropolitana e comincia a viaggiare su diverse linee calcolando tempi, orari e velocità sul suo taccuino, per tutta la notte. Quando, esausto, decide di abbandonare le ricerche e prende il primo treno di passaggio, si rende conto di trovarsi proprio sul convoglio che stava cercando. Il quotidiano del passeggero accanto a lui, infatti, riporta la data del giorno della scomparsa e tutti i passeggeri sembrano immersi in un apparente stato ipnotico. Alla testa del treno Pratt trova il professor Mistein, che gli rivela le ragioni del fenomeno e le sue conseguenze. Pratt vorrebbe poter gridare a tutti la sua scoperta, ma ormai non può più, e comunque sa che nessuno gli crederebbe.
Il giorno dopo il treno 86 viene rinvenuto completamente vuoto e perfettamente intatto. Gli amministratori statali e militari accusano Blasi di aver creato un inutile allarmismo e gli impongono di insabbiare completamente la faccenda. Ma il direttore, perlustrando il treno, trova il taccuino su cui Pratt ha scritto i suoi appunti. All’interno c’è la testimonianza del giovane su quanto è successo. Blasi appare turbato e nasconde il taccuino in tasca. In quel momento il telefono avverte il centralino che un nuovo treno è scomparso. Adesso Blasi ha una testimonianza e sa di cosa si tratta, ma non sappiamo se ne farà uso o meno.
Per comprendere a fondo l’interpretazione che Mosquera ha voluto dare al racconto, è importante analizzare, oltre alle scelte già evidenziate, tutte le modifiche che il regista ha apportato al testo: modifiche che si concretizzano nell’eliminazione o nell’aggiunta di elementi e personaggi, nello spostamento –nell’arco della narrazione- di alcuni dei blocchi narrativi, e altro ancora.
Per quanto riguarda la disposizione dei nuclei narrativi di Moebius rispetto al testo di partenza, l’episodio della spiegazione della teoria di Moebius -con tutto l’insieme di reazioni, battute e resistenze che provoca- viene tolto al dialogo iniziale tra Tupelo e White (nel racconto) per essere affrontato durante la riunione notturna nel metrò.
In quel frangente sono presenti diverse persone, ognuna delle quali incarna un preciso ruolo sociale, politico o intellettuale; le loro differenti reazioni rispecchiano la caratterizzazione che Mosquera ha voluto darne. Ad esempio, il responsabile dell’ospedale militare dall’atteggiamento minaccioso e sprezzante o il tecnico della linea, aperto alle novità e disposto ad ascoltare, e così via.
In maniera simile viene trattata anche la questione delle denunce dei passeggeri del treno: dal racconto al film si perdono molti riferimenti -anche diretti- al numero degli scomparsi, all’insistenza dei parenti che reclamano notizie, perfino alle denunce e alle battaglie dell’informazione giornalistica. In Moebius troviamo un accenno brevissimo e quasi sfuggente durante il primo incontro tra Blasi e Pratt, con una conversazione telefonica in cui Blasi finisce perfino con l’accusare una madre di non essere in grado di badare ai propri figli e a ciò che fanno. Poi più niente. Non è difficile percepire il significato simbolico di questa opzione.
Pubblicato da Massimo alle 6/11/2009 11:30:00 AM 1 commenti